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Museo Erbario

L’erbario costituisce uno strumento indispensabile per approfondire le conoscenze floristiche dei territori di provenienza dei campioni, e in particolare di quello locale. Sono infatti conservate in questo erbario tutte le raccolte relative al territorio modenese (basti citare il corpus delle migliaia campioni di Gibelli, Pirotta, Mori, etc che sono la testimonianza della flora dell’Alto Appennino settentrionale).

Questi reperti, insieme con quelli più recenti collezionati in relazione a studi specifici, costituiscono la base indispensabile a tutte le ipotesi di programmazione e interventi sul territorio. Numerosi itinerari, effettuati da esploratori e scienziati in spedizioni scientifiche, possono essere ricostruiti attraverso l’esame delle collezioni in cui sono indicate la data e la località di raccolta.

All’erbario appartiene anche una cospicua porzione delle raccolte (includenti typi) di E. Chiovenda, (direttore dell’Orto dal 1929 al 1935) relative alle Flore dell’Eritrea, della Somalia e del Katanga (Franchini et Al., 2005) e la considerevole messe di esemplari della flora egeica e del Mediterraneo orientale raccolti e donati da Antonio Vaccari (Vaccari, 1928). Tra gli altri donatori, si ricordano Mattirolo, Penzig. Pirotta, Ferrari, Béguinot, Sommier, Goiran (De Toni, 1906).

Tra le raccolte di flora crittogamica, particolare rilevanza assumono quelle di muschi del modenese raccolte da Adriano Fiori, di alghe e di licheni acquisite da Carlo Zanfrognini (assistente di De Toni dal 1889). L’erbario lichenologico di Francesco Baglietto (1826–1916) è considerato uno dei più importanti (o forse il più importante) erbario lichenologico storico a livello italiano ed europeo.

Attualmente è depositato in un magazzino universitario (per i lavori di restauro).