Ubicato nel centro storico della città di Modena all’interno degli antichi Giardini Ducali, l’Orto Botanico di UNIMORE si estende su una superficie di circa un ettaro, per metà occupato da un consistente arboreto che si sviluppa in tutta la zona settentrionale, sulla Montagnola e nella piana adiacente, e nella parte più meridionale, davanti all’Edificio delle Serre Ducali, da un Parterre ad aiuole di origine settecentesca. Complessivamente, ospita un migliaio di specie di varia origine e provenienza, tra erbacee, arbustive e arboree, che forniscono un’esauriente rappresentazione della diversità del mondo vegetale. Importante centro didattico e di ricerca del Dipartimento di Scienze della Vita di UNIMORE, è frequentato da studenti e docenti di tutti i Corsi di Laurea che prevedono insegnamenti su discipline botaniche. Accanto alle sue attività istituzionali accademiche, svolge oggi una intensa attività didattica extra-universitaria, rivolta in particolare alle scuole di ogni ordine e grado, affiancata da iniziative di diffusione della cultura scientifica su molteplici temi legati alle scienze naturali, all’ecologia e alla conservazione della biodiversità.

L’Orto Botanico universitario di Modena è nella rete mondiale degli Orti e Giardini Botanici. Dal XVI secolo a oggi, numerosissimi Orti e Giardini Botanici sono sorti nel mondo: da poche decine nel Rinascimento a oltre 3300 attuali, visitati da milioni di persone ogni anno. Gli Orti Botanici intesi nella loro tipologia più vasta (Orti e Giardini botanici, Giardini Alpini, Arboreti e istituzioni affini) sono musei viventi, dove si coltivano piante native ed esotiche, utili o meno utili per l’uomo, e rappresentano luoghi multidisciplinari di incontro e scambio culturale. I primi Orti Botanici del mondo concepiti per soddisfare esigenze di ricerca e didattiche nacquero proprio in Italia: il primo fu quello di Pisa (1544) seguito nell’anno successivo da quello di Padova e, a pochi mesi di distanza, da quello di Firenze. Poiché l’Orto pisano cambiò sede successivamente, l’Orto Botanico di Padova, rimasto nella sua sede originale, è considerato il primo orto Botanico del mondo ed è oggi Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un “Giardino botanico” secondo la BGCI (Botanic Gardens Conservation International – www.bgci.org) è un’istituzione aperta al pubblico che mantiene collezioni di piante vive per promuovere la ricerca scientifica, la conservazione della biodiversità vegetale, la didattica, la divulgazione e l’educazione alla sostenibilità.

In base a tale definizione, si comprende subito come le antiche funzioni degli “Orti dei Semplici” tipiche dei più antichi Orti botanici del mondo, siano profondamente cambiate: trasformazioni importanti avvennero dalla fine del ‘700, quando tali istituzioni, per nuovi interessi collezionistici, si dotarono di serre sempre più grandi e capaci, sovente di grande pregio architettonico, atte ad ospitare specie rare ed esotiche acquisite attraverso scambi e viaggi intorno al mondo. Nell’ultimo secolo, tuttavia, gli Orti/Giardini Botanici sono chiamati a compiti del tutto nuovi: si assiste a livello mondiale a una vertiginosa riduzione di molti ecosistemi naturali, della diversità biologica e della variabilità genetica. Le Istituzioni accademiche italiane, eccellenze a livello mondiale in quanto depositarie delle più antiche collezioni scientifiche e di studi botanici legati alla loro lunga storia, svolgono attività di conservazione della flora sia conservando presso le loro sedi piante vive e semi (conservazione ex-situ), sia offrendo ad Enti di gestione del territorio supporto scientifico alla conservazione degli habitat (conservazione in situ). L’Orto Botanico di UNIMORE, sostenuto dall’attività scientifica del Dipartimento di Scienze della Vita a cui afferisce e partecipando ai lavori del BGCI, dell’European Botanic Garden Consortium (EBGC), del Gruppo di Lavoro per gli Orti Botanici e i Giardini storici della Società Botanica italiana ONLUS e dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) , rivolge le sue priorità con studi e ricerche alle azioni di conservazione in situ/ex situ di specie e habitat del proprio territorio, sostenendole in modo indiretto con attività pubbliche e con progetti di educazione alla sostenibilità.